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Nichtoffener Wettbewerb | 04/2019

PIAVE FUTURA: Neuer Campus der Sozial- und Wirtschaftswissenschaften in Padua

Finalist

Ipostudio Architetti

Architektur

Erläuterungstext

Il Campus Universitario, in generale, a differenza dell’Università diffusa nella struttura urbana, realizza, per sua natura, un luogo esclusivo, separato dalla vita della città. Il Campus destinato solo alle attività didattiche, come in molti esempi europei, unisce sia il problema della separatezza che l’assenza di residenzialità degli studenti. Sono strutture che vivono densamente solo in alcune ore del giorno, ma per il resto del tempo sono deserte. Il superamento di questi limiti può avvenire, a nostro parere, attraverso due azioni: da un lato, realizzare una struttura insediativa porosa, tale da rendere permeabile fisicamente l’area a tutta la città; dall’altro lato, insediare attività commerciali e culturali che siano attrattive per la vita pubblica. L’Ateneo Padovano nella scrittura del bando dimostra di avere ben chiaro questo rischio e chiede di dare in tal senso alcune risposte innovative. Questa consapevolezza è dimostrata dalla volontà di insediare alcune funzioni che, per loro natura, consistenza e particolarità, possono aiutare a dare maggiore continuità quotidiana: mi riferisco alla presenza di un Auditorium, di un Food Corner, del Bar Caffetteria attrezzata per “Shared Kitchen” e, perché no, alla Biblioteca, tutte attività che possono rimanere a disposizione anche in tarda serata, sia per gli studenti che per i cittadini di Padova. La proposta progettuale si fa carico di ciò e realizza un sistema insediativo capace di dare risposte in tal senso.
Per rendere possibile la porosità urbana bisogna prima realizzare il superamento della sua storica chiusura - prima come convento poi come caserma - attraverso la demolizione delle mura di cinta e delle costruzioni ad essa connesse. Ciò è possibile, come abbiamo visto, lì dove il grado di libertà dei suoi confini è massimo, ovvero verso est, nella porzione del giardino sulla Riviera Paleocapa e, ad ovest, su via Moro. Abbattere le mura di cinta è una condizione necessaria ma non sufficiente, è necessario creare un insediamento che si costituisca come una novità nel panorama urbano della città di Padova e che abbia le caratteristiche di essere, per quanto possibile, un pezzo di città, una logica prosecuzione della stessa.
La scelta insediativa è caduta sulla moltiplicazione dei chiostri; la presenza stessa del chiostro di S. Agostino, ultimo retaggio del convento che fu, ci ha suggerito di adottare per lo sviluppo del Campus il sistema strutturale dei conventi, il cui sviluppo è sempre avvenuto attraverso l’accostamento di moduli conclusi in sé, ma connessi al tutto. A ciascuno di essi è stato assegnato, tuttavia, una singolarità formale e funzionale caratteristica, tale da essere memorizzato. Per evitare, però, che queste strutture fossero identificate come edifici, abbiamo introdotto la presenza fisica di un limite, non di una chiusura muraria, ma di una costante e continua successione di strutture trasparenti tali da definire delle strutture edilizie circondate e definite da una sorta di peristilio urbano. Tutto ciò per realizzare un modello urbano organizzato attraverso la successione di corti e chiostri circondati da una serie di portici-peristili che trasformano il sistema chiuso dei chiostri in strutture urbane complesse, aperte e trasparenti. Questo modello si oppone alla logica dello “zoning” e realizza uno “sprawl” di edifici e di funzioni tale da evitare di realizzare un insediamento costituito solo da centro e periferia, e per evitare che vi siano delle zone poco utilizzate. In altri termini, quello che proponiamo di realizzare sarà un insieme organico tra vecchio e nuovo, costituito da singolarità memorabili, da nodi interconnessi tra loro, come in un sistema neurale.

Gruppo di progettazione
Ipostudio architetti (capogruppo)
aei progetti (strutture)
Francesco Calderini (geologo)
Tommaso Giusti (sicurezza e antincendio)